Lotta alla corruzione dall’altra parte del mondo
Se aprissimo un qualsiasi quotidiano nazionale pubblicato negli ultimi anni, potremmo sicuramente trovare se non due, almeno una notizia relativa alla dilagante corruzione nel nostro Paese. Se l’attenzione non fosse puntata sull’Italia, troveremo anche qui senza alcun dubbio fatti o casi riferiti a qualche paese europeo, Grecia, Spagna e/o sorprendentemente Germania. Anche per questo motivo, e con un pizzico di curiosità, ci viene da chiederci …” ma cosa accade invece al di fuori del nostro vecchio continente?”, “qual è la situazione in altri paesi, e cosa stanno facendo per contrare il fenomeno della corruzione?”.
Nel rispondere a queste curiosità possiamo leggere e osservare un interessante rapporto chiamato “La Corruzione: Analisi delle esperienze internazionali” che permette di rispondere a molte di queste domande in modo più che esaustivo. Il rapporto è frutto del progetto europeo “E.T.I.C.A. pubblica nel Sud”, che dal 2010 al 2013 si è prefissato l’obiettivo di investire sulle regioni e amministrazioni locali con il fine di offrire opportunità di crescita sotto l’aspetto dell’efficienza, trasparenza e legalità. Per trovare una risposta alle nostre domande andremo a osservare brevemente le situazioni di due paesi trattati nel rapporto appartenenti a due diversi continenti, ovvero l’Australia e Singapore.
AUSTRALIA.
L’ordinamento giuridico australiano deriva da quello britannico, anche per questo l’Australia ha scelto di governarsi attraverso una Monarchia Parlamentare Federale nella quale appunto vige un sistema giuridico Anglosassone (Common Law). Se si osserva il codice penale si può notare come quest’ultimo distingua la corruzione “attiva” (art.141 comma 1) da quella “passiva” (art.141 comma 3). Il primo tipo di corruzione è definito come: “l’offerta di un compenso ad una persona costituisce un reato se la persona svolge intenzionalmente l’attività con il fine di influenzare la condotta di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni”, mentre quella “passiva” nel caso in cui “il pubblico ufficiale richieda direttamente o per il tramite di terza persona, un vantaggio per se stesso o in favore di terzi, influenzando lo svolgimento della funzione pubblica”. In entrambi i casi la pena (a seconda ovviamente della gravità del reato) può arrivare fino ai 10 anni di carcere o essere una multa non superiore alle 10.000 sterline. Per quanto riguarda la lotta alla corruzione, come è stato già sottolineato in precedenza, l’Australia è uno stato diviso in più stati ai quali spetta il compito di contrastare la corruzione e favorire la legalità. Si può anche registrare però al livello centrale quella che è la nostra ANAC, ovvero l’Australian Commission Law Enforcement che fra i vari ambiti e compiti di competenza ha quello di combattere la criminalità nella forma della corruzione. Interessante anche il trattamento dei c.d. Whistleblower che possono inviare segnalazioni direttamente all’Istituzione senza necessariamente fornire i nominativo di chi è coinvolto (pur rendendo le indagini più difficili). Le segnalazioni possono essere fatte in diversi modi: telefono (ho-tline), posta ordinaria, posta elettronica, fax o sito Web.
SINGAPORE.
Singapore è una città-stato asiatica basata su una Repubblica Parlamentare dal 1956. E’ uno stato che fin dalla sua giovane nascita ha assunto una forte posizione contro la corruzione intuendo come questo poteva e doveva essere una della basi su cui fondare una crescita economica e culturale di uno stato: il risultato di ciò infatti è la “Prevention of Corruption Act”, adottata nel 1960 e aggiornata nel tempo (l’ultimo aggiornamento risale al 1993). Qui si può trovare scritto che “ogni persona che richiede o accetta, accetta di ricevere, o alternativamente rende, promette o offre un vantaggio ad una altra persona nell’ambito di una transazione commerciale”, è colpevole di reato e deve essere sanzionato con un’ammenda non superiore ai 100.000 dollari o con la detenzione per un periodo non eccedente i 5 anni. In questa parte del mondo la lotta alla corruzione avviene in maniera diretta con un unico organo, il “Corrupt Practices Investigation Bureau” che dal 1952 indaga e mira a prevenire la corruzione in modo indipendente. Il Bureau è frutto di cambiamenti nel tempo e di un mix di più culture e ordinamenti che lo rendono un vero e proprio modello da imitare al livello internazionale. Infatti esso ha la possibilità di indagare per conto proprio sia nel settore privato che pubblico, ed è proprio questo potere che giustifica la sua permanenza ai vertici delle classifiche del CPI di Transparency International.