Non è un paese per … onesti
Sarebbero 800 mila gli italiani che, nell’arco della loro vita, hanno fatto regali ad un dipendente della PA per ottenere in cambio favori. 4,2 milioni, i raccomandati.
Queste cifre impressionanti emergono dalla ricerca “La composizione sociale dopo la crisi” realizzata dal Censis nell’ambito dell’iniziativa annuale “Un giorno per Martinoli. Guardando al futuro” (comunicato stampa).
I dati parlano chiaro e mostrano come nel “bel paese” convivano due morali contrastanti: da un lato, tutti pronti a gridare la nostra indignazione quando sentiamo parlare di casi di favoritismi (vedasi il recente caso Lupi, solo l’ultimo di una lunga serie), dall’altra però, nell’ombra del nostro piccolo mondo, lasciamo da parte i nostri principi morali pur di trovare una scorciatoia per risolvere i problemi quotidiani. Ed ecco allora che chiedere un favore, e fare un regalino per riconoscenza, non sembra più una questione tanto grave.
Il ricorso a questi espedienti si rispecchia in un’opinione negativa che gli italiani hanno sulla Pubblica Amministrazione che , secondo la stessa indagine, è vista come una macchina lenta, poco informatizzata e spesso inefficiente: il 50,5% degli italiani pensa che funzioni male, il 63,5% ritiene che non sia migliorata rispetto al passato e il 21,5% che essa sia addirittura peggiorata.
Com’è possibile allora modificare questa situazione?
Su questo, gli italiani intervistati hanno le idee chiare. Pugno di ferro e pene più severe che colpiscano corrotti e “furbetti”, licenziabilità nel caso di scarso rendimento (come avviene per i dipendenti privati), introduzione di un sistema meritocratico che gratifichi economicamente chi lavora meglio, e ricambio generazionale, che auspicabilmente porti una ventata di innovazione e cambiamento.
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