La corruzione ed il Whistleblower
La “corruzione”: ecco uno dei motivi per il quale il futuro è piuttosto scuro se non proprio nero. Spesso si è detto che la cultura dovrebbe costituire una leva con cui risollevarsi da questo male che attanaglia il nostro paese, ma sembra che almeno in Italia la crisi abbia ragioni anche di tipo culturale.
Quando si parla di corruzione noi italiani la percepiamo come un male endemico, costante e radicato in una certa area, come se non riguardasse il nostro quotidiano. Importante e significativo è il contributo e il modo di sentire il problema corruzione da parte dei giovani. I giovani hanno capito prima di tutti che se non c’è legalità non esiste futuro. Non è un caso che all’insediamento del nuovo presidente della repubblica Sergio Mattarella il suo primo discorso abbia toccato anche il tema della corruzione imperante nel nostro paese.
Il governo sta cercando (faticosamente) di varare norme più severe anticorruzione. Ma la corruzione va combattuta cominciando dal basso, in tutte le sue forme, e i cittadini devono fare la loro parte. Sono attivi già da alcuni anni i centri di assistenza ALAC (letteralmente Advocacy and Legal Advice Centre) per coloro che si trovano ad affrontare o testimoniare situazioni potenzialmente corruttive.
Il whistleblower è l’individuo che durante l’attività lavorativa all’interno dell’azienda o dell’ente pubblico, rileva una possibile frode, un pericolo o un altro serio rischio, che possa danneggiare l’amministrazione, colleghi, clienti, azionisti, il pubblico e anche l’impresa, e per questo decide di segnalarla. E’ evidente che i primi in grado di intuire e ravvisare eventuali anomalie all’interno di un’impresa, di un ente pubblico o un’organizzazione no-profit sono spesso coloro che vi lavorano e che sono in una posizione privilegiata per segnalare queste irregolarità. Ma qui torniamo al discorso introduttivo. Abbiamo bisogno di formare delle coscienze, di far capire che anche se si corre il rischio di non vedere un seguito fattivo alle proprie denunce bisogna comunque superare la soglia della pigrizia, dell’egoismo, dell’ignoranza, della paura del licenziamento, o di incrinare i rapporti umani con alcuni colleghi: fattori che possono produrre per chi segnala l’illecito un rischio di isolamento.
Tra gli obiettivi di ANAC – l’Autorità nazionale anticorruzione – c’è quello di assistere chi decide di segnalare episodi di corruzione, aiutando il segnalante a cercare i canali più appropriati, sia quelli previsti istituzionalmente che quelli non strettamente regolamentari. Naturalmente per avere la possibilità di essere analizzata efficacemente una segnalazione non può essere avanzata in forma anonima. Ma in nessun caso l’identità o altri dati identificativi del segnalante saranno inoltrati senza il suo consenso.
In conclusione, bisogna invitare i cittadini e gli amministratori della cosa pubblica a cambiare atteggiamento verso la corruzione. Bisogna avere meno indignazione e più concretezza, anche nella disponibilità ad agire in prima persona.
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