L’UE mette sotto accusa Amazon e il Lussemburgo.
Amazon, la multinazionale a stelle e strisce che negli ultimi anni ha preso il dominio del commercio online, è accusata dalla UE di aver ricevuto aiuti di Stato, con la concessione di privilegi fiscali, da parte del piccolo paese del Lussemburgo. L’Unione Europea risulta essere sempre molto accorta sulla questione dei cosiddetti “aiuti di Stato” che, infatti, generalmente, sono vietati all’interno dell’area europea, in quanto si considerano dannosi per il mercato, che ne subisce delle distorsioni. Naturalmente possono esserci delle deroghe a tale divieto, nel caso in cui vi sia un interesse comune per l’intera comunità europea, ma secondo la Commissione UE, non è questo il caso. La società di Seattle, però ha immediatamente respinto le accuse, sostenendo di avvalersi delle norme fiscali che vengono applicate alla concorrenza, e di non ricevere alcun favoritismo in termini fiscali.
Evidentemente, l’esecutivo UE, non è dello stesso parere, avendo reso nota, la lettera inviata alle autorità del Granducato, riguardo al regime fiscale di cui, il colosso made USA, avrebbe beneficiato.
L’importante decisione di aprire un’inchiesta su questi fatti poco chiari, è stata presa tra i mesi di settembre ed ottobre, durante i quali, però, si è deciso di non divulgare i dettagli della posizione della Commissione Europea per svolgere l’attività di indagine nel miglior modo possibile.
Nel mirino dell’accusa c’è la cosiddetta “tax rulling”, una pratica legale che serve per chiarire in anticipo il trattamento fiscale che alla società verrà imposto, in modo che sia possibile fare un’oculata scelta e considerazione su quale sia il modo più conveniente di operare. Il sospetto, però, è che questa volta si sia andati ben oltre una semplice previsione del trattamento fiscale migliore, ma che ci sia stato un vantaggio che ha condotto ad una vera e propria elusione fiscale; se così fosse per Amazon sarà un brutto colpo, visto che, oltre a dover pagare una multa di dimensioni non certo trascurabili, dovrà fare i conti con una notevole pubblicità negativa.
Non è la prima volta che le istituzioni Europee si trovano a dover fronteggiare una situazione di questo tipo. Infatti la procedura seguita è stata la stessa già utilizzata in passato per altre inchieste aperte contro l’Olanda per la catena Starbucks e per la Apple e lo stesso Lussemburgo.
Sembra proprio che con queste indagini andremo incontro ad un periodo turbolento, che avrà non poche ripercussioni anche sul profilo politico, visto che l’attuale presidente della Commissione Europea è Jean Claude Juncker, il quale ha ricoperto, la carica di primo ministro dal 1995 al recente 2013, e quella di ministro delle finanze dal 1989 al 2009, proprio del Lussemburgo. Casualità o no, è certo che si potrebbe profilarsi un caso di conflitto d’interessi di non facile gestione.
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