I patti di integrità come strumento di legalità

Nella categoria Italia da su 22 marzo 2018 2 di Commenti

A cura dell’Avv. Eleonora Biferali, discente Master Anticorruzione di Roma Tor Vergata

 

Dalla cronaca alla politica si sente spesso parlare dei patti di integrità, ma cosa sono?

Si tratta di accordi, la cui genesi risale agli anni Novanta ed è attribuibile a Transparency International[1], la più grande organizzazione a livello globale votata alla prevenzione ed al contrasto della corruzione. Utilizzabili per qualunque tipologia di appalto, tali accordi, vengono sottoscritti, dalla stazione appaltante, dagli operatori economici e da un organismo di controllo indipendente (organismo no profit qualificato ed indipendente), con lo specifico intento di prevenire condotte illecite. Con essi, stazione appaltante ed operatori economici si impegnano, infatti, ad astenersi da condotte corruttive mediante il rispetto dei principi di lealtà, trasparenza e correttezza, mentre, l’organismo di controllo assume il duplice onere di: monitorare le varie fasi della procedura, compresa l’esecuzione del contratto, segnalando alle parti eventuali irregolarità; e di elaborare delle relazioni periodiche di dominio pubblico.

Più che degli “accordi”, i patti di integrità sono dei veri e propri “contratti”, in quanto, dall’accertato (in contraddittorio) mancato rispetto degli obblighi assunti da una delle parti con la sottoscrizione del documento, derivano molteplici sanzioni tra cui: la risoluzione del contratto, qualora questa non sia pregiudizievole agli interessi pubblici; la multa; la sanzione pecuniaria o la penalità; la pubblicazione della violazione contrattuale; la segnalazione del fatto all’ANAC ed alle Autorità competenti; l’esclusione dalla procedura di appalto, quest’ultima applicabile anche prima della fase esecutiva dell’appalto, laddove il patto d’integrità non sia stato sottoscritto e presentato assieme all’offerta.

Tra tutte, proprio l’esclusione, di cui all’art. 1, co. 17, L. 190/2012 (che prevede: “Le stazioni appaltanti possono prevedere negli avvisi, bandi di gara o lettere di invito che il mancato rispetto delle clausole contenute nei protocolli di legalità o nei patti di integrità costituisce causa di esclusione dalla gara”), è quella cha ha comportato più problemi di carattere interpretativo, in particolare, circa la compatibilità con il principio di tassatività delle cause di esclusione dalla gara, ex. art. 45 della Direttiva comunitaria 2004/18/CE, problemi poi risolti dalla Corte di Giustizia dell’UE. Questa, chiamata a pronunciarsi in merito, ha difatti chiarito che è ammissibile prevedere nei bandi di gara l’esclusione automatica di un offerente per non aver depositato congiuntamente all’offerta l’accettazione degli impegni e delle dichiarazioni contenuti nel patto di integrità; tuttavia, in ottemperanza al principio generale del diritto dell’Unione, di proporzionalità, la misura in questione non deve mai eccedere quanto necessario per il raggiungimento dell’obiettivo perseguito. Occorrerà, pertanto, verificare il contenuto delle singole clausole del patto.È interessante notare come, allo stato, i patti di integrità, pur non essendo obbligatori nel nostro ordinamento, stanno avendo larga diffusione[2], merito del loro positivo impatto sull’economia, sul mercato, sul rispetto della legalità e sui cittadini. Essi migliorano, infatti, la concorrenza, promuovono l’efficienza dei costi e il risparmio attraverso migliori acquisti, aumentano la trasparenza, la responsabilità e il buon governo negli appalti e la fiducia nelle autorità pubbliche e, più nello specifico, verso il processo decisionale pubblico.L’auspicio non può quindi che essere che l’implementazione dei patti di integrità continui a diffondersi sempre più, ricordando però, che l’utilizzo di tali strumenti risulta realmente efficiente se adeguatamente seguito da una fase di monitoraggio[3], monitoring process che, ad oggi, nella gran parte dei casi, non viene tuttavia effettuato, per non aggravare i costi a carico delle stazioni appaltanti.

[1]THE INTEGRITY PACT A powerful tool for clean bidding”, 2009, Transparency International: https://www.transparency.org/files/content/tool/IntegrityPacts_Brochure_EN.pdf

[2] Vedi l’esempio del Comune di Milano che già dal 2002 li applica a tutte le procedure di appalto. Per dettagli sulle conseguenze derivanti da tale scelta consultare:

https://www.transparency.it/wp-content/uploads/2014/06/PRESENTAZIONE-PATTI-INTEGRITA.pdf

[3] Secondo Trasparency International, il monitoraggio del Patto di Integrità va affidato ad un soggetto indipendente esterno.

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Commenti (2)

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  1. avatar Giovanni scrive:

    i codici di comportamento, i codici etici, i patti di integrita’ , sono strumenti efficaci se chi si conforma e’ passibile di tutela e se le condotte poste in essere in violazione sono immediatamente censurate e neutralizzate.
    L’Azienda Ospedaliera Universitaria Paolo Giaccone, ha posto in essere condotte amministrative e contabili nei confronti del sottoscritto, in violazione del Codice Etico Aziendale.
    Il codice etico e’ stato comunicato dall’Ente al CNEL.
    Alla luce del Codice Etico ho richiesto l’immediata cessazione delle condotte poste in essere in violazione del Codice Etico.
    Ho richiesto altresi’ al CNEL sede istituzionale di registrazione del Codice Etico, di monitorizzare e vigilare sulla attuazione del Codice Etico nelle P.A. su richiesta di applicazione finalizzata al perseguimento dell’interesse pubblico e al ripristino della legalita’.
    E’ fondamentale rendere gli strumenti citati efficaci

  2. avatar salvatore scrive:

    tutte le attivita’ finlizzate a prevenire e combattere la corruzione vanno messe in atto . questo e’ fuori dubbio.la corruzione e’ una grossa piaga che si espande a macchia d’olio.ci sara’ un motivo per cui trova terreno fertile cosi facilmente.l’azione corruttiva e’ un eccesso di egoismo finalizzato ,come altre attivita’ illegali, all’ arricchimento facile a discapito della collettivita’.quest’attivita’ si ramifica in ogni luogo e in ogni momento. si possono mettere in atto tutte le attivita’ di questo mondo per prevenire ecc.ecc. pero’alla fine la domanda e’ sempre la stessa :chi controlla il controllore? secondo il mio modesto parere l’unico deterrente che potrebbe portare un soggetto a dire non mi conviene.perche’ e’ un discorso di convenienza,e’ la punizione..attualmente la punizione, tra rito abbreviato sconto pena prescrizione ecc,e’ quasi irrisoria.potrei per assurdo oserei dire che invoglia ad attivarsi per tale strada.la punizione dovrebbe essere seria e certa senza sconti e tutte le altre agevolazioni.sapere che se si e’ smascherati si subisce una condanna di 25 anni certi senza sconti abbasserebbe di molto il livello di convenienza.mi sbagliero’ ma e’ la prima vera azione da perseguire. tutte le altre ben vengano per moralizzare ecc.ma saranno sempre dei paliativi.finche l’azione punitiva sara’ irrisoria ci sara’ sempre convenienza ad attivarsi.tanto si puo’ sempre passare la mano ad altri e continuare nell’attivita’ .bisognerebbe lottare per un’attivita’ punitiva molto piu’ dura ,questa e’ la prima battaglia da fare.

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