PRESIDENTE CANTONE: SUL CODICE ANTIMAFIA «SI RISCHIA L’INTERVENTO DELLA CORTE COSTITUZIONALE, CHE POTREBBE FAR VENIRE GIÙ TUTTO L’IMPIANTO NORMATIVO, UN ISTITUTO CHE FINORA HA FUNZIONATO».

Nella categoria Azione Amministrativa e Prevenzione da su 30 settembre 2017 2 di Commenti

 

55Alla festa dei giovani democratici a Somma Vesuviana, il presidente di ANAC, Raffaele Cantone – come racconta Conchita Sannino, su La Repubblica ed. Napoli, del 30 settembre 2017, alle pagine 1 e 3 – sottolinea inoltre come «non bisogna innamorarsi ideologicamente di questa norma, che potrebbe non aiutare nella lotta alla corruzione ed essere applicata solo in casi marginali. Le misure di prevenzione sono un istituto eccezionale, che non ha senso applicare ai reati di pubblica amministrazione, anche se non spetta a me dire se e quando la legge deve essere modificata»

L’allargamento delle misure di prevenzione, soprattutto patrimoniali, previste dal nuovo Codice antimafia è – raccontano Alessandro Garimberti e Luigi Negri, su Il Sole 24 Ore del 30 settembre 2017, alle pagine 1 e 4 – ormai terreno di scontro trasversale sul “colpo di coda” di fine legislatura nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione (che talvolta è “spia” e finalità della prima), mentre il presidente di ANAC, Raffaele Cantone sottolinea come «Nella legge ci sono criticità e più rischi che vantaggi, ma adesso va applicata: da magistrato sono abituato a esprimere le critiche prima, ma poi, una volta che una legge è stata approvata, sono abituato ad applicarla. Questa legge contiene norme molto utili sull’uso dei beni confiscati ed è un peccato che ci siano tante polemiche. Avevo affermato in precedenza che non aveva molto senso applicare le norme del codice antimafia alla corruzione, perché non sono nè utili nè opportune, né aggiungono qualcosa se non elementi critici nel sistema».

I due articoli, insieme a quelli di Tommaso Rodano, su Il Fatto Quotidiano del 30 settembre 2017, a pagina 3 e di Gigi di Fiore, su Il Mattino, del 30 settembre 2017 alle pagine 1 e 4 – continuano, poi, con il riportare ulteriori commenti – positivi e negativi – dopo l’approvazione del Codice Antimafia:

  • Per il presidente emerito della Consulta Flick è «Ingiustificata l’equiparazione tra criminalità organizzata e corruzione».
  • Per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, durante un convegno a Santa Teresa di Gallura «Con il nuovo codice antimafia si equipara l’attività degli imprenditori a quella dei delinquenti. In questo Paese ogni mattina si deve combattere con una cultura antindustriale e iperideologica che, pensando di far bene, fa in realtà molto male al Paese intero … è un errore madornale di impostazione che abbiamo denunciato e non da soli: anche Raffaele Cantone, anche Sabino Cassese sono andati su questa linea. A questo servono i corpi intermedi, a far sentire la voce degli interessi autentici del Paese …. Quella norma stravolge i principi costituzionali e, per l’alta discrezionalità che concede, mina il bene assoluto della certezza del diritto …. il punto di rottura è in una visione della società anomala, in cui non si capisce cos’è un’impresa. Un imprenditore vive di reputazione, se lo rovini con la cultura del sospetto e della prevenzione non è che poi, quando lo riammetti al consesso sociale senza macchia, lo riabiliti in pieno, ormai lo hai comunque distrutto».
  • Il relatore in Parlamento, il deputato Pd, Davide Mattiello trova «grotteschi e dal sapore eversivo certi attacchi al nuovo Codice antimafia che contraddicono i giudizi chiari espressi dal Consiglio superiore della magistratura, dal Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, e dalla seconda carica dello Stato, che peraltro è l’ex Procuratore nazionale anti mafia, il presidente Grasso. Sembra che dietro a questi attacchi ci stiano due pregiudizi: che i magistrati siano pericoli pubblici e che la corruzione sistemica sia un fattore di crescita del Paese. Io penso esattamente il contrario. Studio questa materia da cinque anni. Ci abbiamo lavorato tantissimo, ascoltando tutti e mediando con tutti. Ora si parla solo degli aspetti critici. Ma il 13 settembre il consiglio superiore della magistratura ha deliberato all’unanimità un parere positivo sulla legge. L’ho imparato a memoria: in 40 pagine, non c’è nemmeno una riga sull’articolo 1. Il documento si conclude con l’invito al legislatore ad approvare il testo così com’è … ho l’impressione che ci sia un pregiudizio negativo nei confronti della magistratura. Come se i giudici fossero un problema di questo paese. Loro, e non la corruzione di sistema … trovo inaccettabile che certi critici facciano passare questo messaggio: con il semplice indizio di colpevolezza ti verrà sequestrata l’azienda. E falso. L’indizio di colpevolezza è solo il presupposto iniziale che serve ad avviare un’indagine patrimoniale rigorosissima. Infine c’è un giudice terzo che valuta la proposta di sequestro. Avviene solo quando c’è una sproporzione illecita tra i beni di un soggetto e il suo reddito dichiarato. Stanno raccontando un sacco di sciocchezze…”.
  • Per la senatrice di Articolo1 – Mdp, Lucrezia Ricchiuti “i nessi tra mafia e corruzione sono ormai un dato consolidato dell’esperienza italiana. Le mafie corrompono molto e uccidono di meno, solo in caso di necessità».
  • Per il deputato di M5S, Alfonso Bonafede, «il codice non da un esempio di lotta netta contro la mafia, ma a tratti è molto debole. Ogni legge è un messaggio che viene dato alla società e deve essere forte, sia a favore degli onesti che contro i disonesti».
  • Per il presidente emerito della Corte Costituzionale, prof. Annibale Marini emerge una “palese violazione del principio di legalità”.
  • Per il prof. Sabino Cassese, ex giudice della Corte Costituzionale, “La riforma del codice antimafia è palesemente anticostituzionale … il Parlamento ha perduto il senso delle proporzioni. Non si sa se criticare di più ministri imbelli o parlamentari dormienti”.
  • Per il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, a LiraTV, si tratta di «propaganda politica, sostanzialmente una truffa ai danni dei cittadini italiani, una violazione dei principi elementari di civiltà politicaTutte le leggi promosse dalle Camere ultimamente sono un monumento di distruzione della grammatica e della sintassi. Pensiamo alla differenza tra reato di mafia e altri reati come quelli degli stalker, dei corrotti. Se equipari la mafia e la camorra allo stalker fai una cosa demenziale…”.

Ai lettori del Sito lasciamo, come sempre, o, almeno, tentiamo di farlo, una fotografia completa, con i soli virgolettati.

Su argomenti come questo, di estrema delicatezza, è normale vi siano posizioni differenziate, a volte anche in modo significativo.

Come sempre, sarà l’applicazione pratica delle scelte e delle decisioni, soprattutto di quelle controverse, a dire chi aveva ragione.

Ci auguriamo di essere stati utili.

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Commenti (2)

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  1. avatar Giovanni scrive:

    esprimo gratitudine a noi contro la corruzione per il prezioso apporto conoscitivo, su fenomeni che se non affrontati adeguatamente e tempestivamente, minano le fondamenta della vita civile e democratica della Nazione.
    Le mafie e la corruzione sono un cancro da estirpare dalla societa’.
    Le misure di contrasto devono per forza essere drastiche, chirurgiche, ed essendo innovative possono avere effetti indesiderati in fase applicativa.
    Una attenta valutazione degli effetti durante la fase applicativa, con eventuali interventi riparatori volti
    ad eliminare gli inconvenienti emersi, e’ a mio avviso un percorso ragionevole di correzione di una legge necessaria.
    I magistrati, il Parlamento e tutti coloro che hanno a cuore le sorti della nostra Italia, possono concorrere a rendere migliore la legge in vigore.

    • avatar Redazione scrive:

      BUONGIORNO GIOVANNI,
      GRAZIE PER IL SUO PUNTO DI VISTA, CHE CONDIVIDIAMO.
      VEDREMO COME LA FASE ATTUATIVA RIUSCIRA’ A DARE OPERATIVITA’ AD UNA NORMA CHE, COME APPARE CON TUTTA EVIDENZA, PRESENTA NUMEROSI PROFILI , COME LEI SCRIVE, “INNOVATIVI”.

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